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Fondazione Merz riapre al pubblico. 17 artiste inaugurano la nuova esposizione che indaga i limiti

Fondazione Merz

Si intitola PUSH THE LIMITS ed è la mostra a cura di Claudia Gioia e Beatrice Merz che raccoglie le voci di 17 artiste. L’esposizione inaugura la riapertura degli spazi al pubblico della Fondazione Merz di Torino dopo che il Covid-19 ne aveva causato la chiusura. In programma una polifonia di segni ed esperienze la cui immaginazione ci parla della capacità di far transitare sulle soglie del pensiero tutte quelle realtà che sono ‘oltre’.

L’iconica Fondazione Merz nata nel 2005 a Torino come centro d’arte contemporanea e dedicata alla memoria dell’artista Mario Merz, l’uomo che ha fatto delle luci al neon alcune delle opere più celebri del panorama artistico contemporaneo, riaprirà i suoi spazi al pubblico il prossimo 7 settembre con l’inaugurazione  di PUSH THE LIMITS. La mostra, visitabile fino al 31 gennaio 2021, sin da subito indica la volontà di indagare la capacità dell’arte di porsi costantemente al limite per spostare l’asse del pensiero, della percezione e del discorso, immettendo nuovi elementi nel sistema.

Protagoniste di PUSH THE LIMITS 17 artiste intente a proporre interrogazioni sull’abbattimento di limiti culturali, geografici, identitari, sessuali, sociali e di visione. Alcune tra le voci femminili più rappresentative della ricerca artistica internazionale, con la loro opera hanno declinato – in maniera diversa e sempre relazionandosi con il contesto di appartenenza – l’idea di limite e il concetto stesso di superamento. Autrici che nella loro pratica creativa hanno superato il vocabolario stereotipato di sapere, spingendo più in là i significati.

Installazioni di grandi dimensioni concorrono alla definizione di una scrittura espositiva in grado di restituire al visitatore un’esperienza di senso totalmente immersiva, tra atmosfere, suoni, parole, tessiture materiche e cromatiche differenti. Dalla dimensione politica a quella simbolica, dall’ispirazione filosofica a quella poetica: un allestimento che sintetizza visivamente l’urgenza espressiva del nostro tempo e che invita il visitatore a definire una propria traiettoria in questo paesaggio continuo.

Le artiste in mostra sono:
Rosa Barba (1972, Agrigento, Italia), Sophie Calle (1953, Parigi, Francia), Katharina Grosse (1961, Friburgo, Germania), Shilpa Gupta (1976, Mumbai, India), Mona Hatoum (1952, Beirut, Libano), Jenny Holzer (1950, Gallipolis, Ohio, USA) Emily Jacir (1972, Betlemme, Palestina), Bouchra Khalili (1975, Casablanca, Marocco), Barbara Kruger (1945, Newark, New Jersay, USA), Cinthia Marcelle (1974, Belo Horizonte, Brasile), Shirin Neshat (1957, Qazvin, Iran), Maria Papadimitriou (1957, Atene, Grecia), Pamela Rosenkranz (1979, Uri, Svizzera), Chiharu Shiota (1972, Osaka, Giappone), Fiona Tan (1966, Pekanbaru, Indonesia), Carrie Mae Weems (1953, Portland, Oregon, USA), Sue Williamson (1941, Lichfield, Regno Unito).

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