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Made in Cloister ;C’era una volta un chiostro abbandonato

Ci sono storie che si costruiscono attraverso la visione di un futuro migliore ,in cui luoghi abbandonati e dimenticati diventano regni di arte , in cui si esprimono idee, in cui rinasce il possibile ,la bellezza si ridesta , e Made in Cloister è uno di questi luoghi, è una di queste storie.

Un progetto partito nel 2011 con il recupero del chiostro cinquecentesco della chiesa di S. Caterina a Formiello, nel pieno centro storico di Napoli. Il Chiostro, raro esempio di Rinascimento Napoletano abbinato ad archeologia industriale ottocentesca, è stato costruito nel ‘500 a ridosso della chiesa; nell’800 è diventato un lanificio, per volere dei Borbone, dove si producevano le divise per l’esercito. Con l’Unità d’Italia la fabbrica fallisce, il chiostro diventa saponificio, autorimessa, falegnameria, in un progressivo degrado per poi finire in uno stato di totale abbandono.

La storia del luogo e la sua posizione hanno definito la mission del progetto di riconversione e di riqualificazione urbana Made in Cloister: recuperare il chiostro per destinare questo patrimonio cultuale della città di Napoli al rilancio delle tradizioni artigianali, rinnovandole con spirito contemporaneo attraverso la realizzazione di progetti con artisti e designers internazionali. Il Chiostro diventa dunque uno spazio espositivo per l’arte contemporanea e le attività artigianali, un nuovo tipo di centro creativo e culturale: un luogo di incontri, di sperimentazione e «produzione», dove artisti e designers potranno «risiedere» e lavorare con i maestri artigiani napoletani.

Attualmente e fino al 21 Marzo è presente l’esposizione’Monumenti’  ,di Liu Jianhua . uno degli artisti cinesi più rappresentativi della scena contemporanea. Corpi che sono storie, che sono viaggi, che sono vite. Migranti. Uomini e donne che hanno solcato terre e mari e attraversato confini per ricominciare tutto in un altrove che non era casa, non più e non ancora.A queste figure e a questa umanità, Liu Jianhua rende omaggio.

Monumenti è il frutto di un incontro e di una relazione , proprio come accade alle comunità in conseguenza delle migrazioni,- tra l’artista e il quartiere popolare e multietnico di Porta Capuana, dove, nel corso di un soggiorno a gennaio 2018, Liu Jianhua è entrato in contatto con i migranti che da anni abitano e ibridano culturalmente il territorio, e con gli artigiani locali della ceramica e della cartapesta.

Da qui una mostra che è in sè una contaminazione, proprio come il tema che le imprime il segno: corpi vivi e corpi in cartapesta, video e performance, temi sociali e privati, cultura orientale e locale si intrecciano generando un’invasione di vite e memorie che attraversa l’intero spazio espositivo.

Al centro del chiostro una scultura in cartapesta raffigurante una madre e sua figlia. Intorno altre 23 sculture che riproducono i migranti incontrati dall’artista a Porta Capuana e realizzate a grandezza naturale dall’artigiano Carlo Nappi, esperto della tradizionale lavorazione della cartapesta che accomuna il territorio campano alla Cina.

Le 24 sculture poggiano su altrettanti piedistalli interamente ricoperti di piastrelle in ceramica di Vietri con 92 sfumature di colori, realizzate a mano dagli artigiani dell’azienda Ceramica Francesco De Maio.

Alle spalle dei “monumenti”, un video in cui sono cucite insieme le storie e le memorie di questi uomini e donne, che non sono solo oggetto dell’opera, ma soggetti cui l’artista ha voluto lasciare volto e voce attraverso lo schermo.

Tutto intorno all’installazione, 2000 fiori di porcellana bianca di Capodimonte la cui delicatezza evoca la fragilità delle vite dei migranti. I campioni sono stati realizzati dall’artista nella bottega dell’artigiano Pasquale De Palma e prodotti poi dagli studenti e dai maestri ceramisti dell’Istituto ad Indirizzo Raro della Ceramica e della Porcellana Caselli – De Sanctis, continuatori della tradizione artigianale della Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte.

Non a personaggi pubblici e illustri, ma ad una umanità spesso dolente e subalterna, e alla sua forza di resistenza e dignità, Liu Jianhua erge i suoi Monumenti. Un’opera complessa che parla decisamente al presente, in cui convergono saperi e tradizioni artigiane che uniscono mondi e culture, proprio come i migranti che ne sono protagonisti. Uno sguardo che è insieme politico ed intimo, che ci ricorda le priorità ed inverte le gerarchie.

Il doppio filo che annoda l’arte e a temi sociali fa di Monumenti un’opera legata agli obiettivi ed alla mission della Fondazione Made in Cloister : contaminare le culture, rigenerare i luoghi, fare dell’arte uno strumento di trasformazione sociale.

 

 

 

 

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