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GOSHKA MACUGA PRESENTA “WHAT WAS I?” AL PRADA RONG ZHAI DI SHANGHAI

Goshka Macuga - “What Was I?” - Prada Rong Zhai

Al Prada Rong Zhai a Shanghai il nuovo progetto espositivo firmato Goshka Macuga. “What Was I?” racconta un viaggio caleidoscopico nell’età che segue il collasso dell’umanità dovuto agli effetti dell’ipersviluppo tecnologico.

Goshka Macuga - “What Was I?” - Prada Rong Zhai

Grazie al supporto di Fondazione Prada, Goshka Macuga l’artista originaria di Varsavia con base a Londra – celebre per le sue opere in cui ricorre a una pluralità di tecniche e mezzi espressivi come scultura, installazione, fotografia, architettura e design che “descrivono e individuano la sua posizione all’interno di una tassonomia della storia dell’arte” – espone “What Was I?” un viaggio caleidoscopico nel post-Antropocene, l’età che segue il collasso dell’umanità dovuto agli effetti dell’ipersviluppo tecnologico e che ha come protagonista un androide prodotto in Giappone da A Lab per la mostra presentata nel 2016 nella sede di Milano di Fondazione Prada.

“What Was I?” si terrà dal 23 marzo al 2 giugno 2019 presso Prada Rong Zhai a Shanghai, la residenza storica del 1918 restaurata da Prada e riaperta nell’ottobre del 2017. L’androide, protagonista di questa esplorazione, recita/ripete il suo monologo composto da numerosi frammenti di discorsi fondamentali per la storia della civiltà, costituendosi come depositario della conoscenza umana.

La questione chiave “What was I?” (Che cosa ero io?) che chiude il suo discorso e dà il titolo all’installazione neon di Macuga e a questo suo nuovo progetto, è stata pronunciata originariamente dal mostro di Frankenstein, nell’omonimo romanzo di Mary Shelley del 1818.

Nell’universo fittizio e post-apocalittico di Macuga, l’androide abita gli spazi della residenza storica, rivelando la propria collezione d’arte e i suoi oggetti personali: 26 opere della Collezione Prada, tra cui diversi capolavori d’arte italiana, realizzati tra il 1958 e il 1993, accanto a 3 recenti collage su carta dell’artista che fanno parte della serie Discrete Model.

Attraverso una selezione di opere di artisti legati al Gruppo Zero in Germania e al movimento di Arte Programmata e Cinetica in Italia e Francia – tra i quali Jan Schoonhoven, Luis Tomasello, Grazia Varisco e Nanda Vigo – la mostra esplora la complessità dei motivi e delle forme geometriche e computerizzate, creando un autonomo alfabeto di forme. L’androide è circondato da una costellazione di opere di artisti italiani: Enrico Castellani e Piero Manzoni, che nella loro ricerca puntavano al grado zero del linguaggio pittorico; Alberto Burri, Lucio Fontana, Francesco Lo Savio, Salvatore Scarpitta, Turi Simeti e Giuseppe Uncini, che hanno sperimentato nei loro lavori il superamento della tela e dei suoi limiti fisici e simbolici, utilizzando materiali non convenzionali che connettono l’arte alla realtà. Due ritratti insoliti di Walter De Maria e Llyn Foulkes richiamano il corpo umano e la sua assenza, mentre un dipinto di Vincenzo Agnetti evoca un “linguaggio oltre il linguaggio”.

Una serie di installazioni e piccole sculture di Richard Artschwager, Peter Fischli & David Weiss, Mario Merz, Salvatore Scarpitta e Rachel Whiteread incorporano oggetti di uso quotidiano ed elementi funzionali, suggerendo una possibile routine post-umana.

Queste opere contribuiscono al contempo a dare forma a un contesto domestico e a un habitat intimo, in cui l’androide è in grado di inventare la propria “esistenza” futura.

Durante la mostra, il monologo dell’androide sarà accompagnato da una performance di un calligrafo che si svolgerà due volte a settimana, con l’intento di creare una versione alternativa e scritta del discorso originale traducendolo dall’inglese al cinese.

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