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DON’T FORGET ME VINCE IL 35° FILM FESTIVAL DI TORINO

Un racconto che tratta il tema del malessere e dell’incomprensione di due giovani che devono trovare uno spazio nel mondo. Si chiama Don’t Forget Me ed è il film che ha vinto il 35° Torino Film Festival.

Don't Forget Me - Torino Film Festival

Si aggiudica il primo premio alla Trentacinquesima edizione del Torino Film Festival la pellicola dell’iraniano Ram Nehari. Don’t Forget Me (il titolo originale sarebbe Al tishkechi oti) è uno spaccato sulla vita adolescenziale contemporanea, di giovani in preda alle delusioni e ai malesseri provocati dai sogni infranti e dalle aspirazioni impossibili. Luoghi che toccano la vita di persone angosciate dal disagio psichico, certo non grave, ma abbastanza visibile tanto da renderli apparentemente diversi dal “normale”. I due giovani vestono i panni l’uno di un suonatore di tuba girovago e un po’ fuori di testa, l’latra alle prese con l’anoressia e l’aspirazione di una carriera da modella. Forse questo un piccolo cliché.

Girato tra Israele, Francia e GermaniaDon’t Forget Me – colpisce la giuria della Trentacinquesima edizione del Torino Film Festival, presieduta dal regista cileno Pablo Larrain con al fianco il drammaturgo greco Petros Markaris, lo scozzese Gillies MacKinnon, l’argentino Santiago Mitre e l’attrice italiana Isabella Ragonese, che lo premiano come Miglior Film. Premiazione alla quale si aggiungono anche i riconoscimenti per i due protagonisti, Moon Shavit e Nitai Gvirtz, che spiccano tra la rosa dei migliori interpreti.

L’edizione 2017 del Tff guidata ancora una volta dalla direttrice Emanuela Martini, anche se non è ancora sicuro se realizzerà lei o meno la prossima, per via di alcune politiche interne incerte, si è sicuramente detta entusiasta del lavoro svolto e del successo ottenuto, soprattutto in merito al coinvolgimento del pubblico. “La risposta del pubblico è stata straordinariamente calda. È stato un pubblico forte, compatto, concentrato sul concorso nonostante fosse un evento che proponeva cose nuove, da scoprire. La dimostrazione che non sono necessariamente l’ovvio o il blockbuster a funzionare”.

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