Art

Murales tra arte e provocazione urbana

murales

E’ di certo un’arte visiva urbana, ormai forma di comunicazione ben radicata dalle sue radici prestigiose se si pensa agli antenati della street art, i murales del 1930 dell’artista messicano marito di Frida Kalo, Diego Rivera, o se si immaginano quelli che tappezzano le case e strade di Cuba; anche quelli di Belfast ne sono un esempio eclatante visto che sono una vera e propria attrazione

E allora dove sorge la discordia sui murale? I writer, o graffitari che dir si voglia, esprimono la rabbia e l’energia di un sogno poco realizzabile , la loro utopia metropolitana, una realtà surreale e fantastica che riesce spesso a  proiettare  le frustrazioni e le insoddisfazioni del vivere urbano al di la del muro dove il graffito si mostra e per alcuni momenti ci libera  .

Si affermano  cosi’ anche e spesso le proprie identità smarrite o ritrovate , talvolta con semplici  Tag, le firme scarabocchiate ovunque tanto da diventare una vera ‘bombing’ quando compulsivamente  si ritrovano su ogni muro ad oltranza. A New York dove negli anni ’70 cominciarono a dirompere i graffiti, le scritte diventano bellissime espressioni di una cultura che ha fatto della strada la sua musa , il canale unico  da cui ricevere le emozioni giuste da esprimere .

E’ una cultura vera e propria, ha una radice, una storia da raccontare

Attualmente e fino al 18 Giugno  Milano a palazzo Reale celebra il famoso writer statunitense esponente di spicco della pop art contemporanea Keith Haring con  110 opere anche inedite; e come non pensare a Banksy lo street artisti di fama internazionale?

Eppure anche per lui come per i noti artisti italiani Bros (Daniele Nicolosi) e AliCè (Alice Pasquini)  si è manifestato il ‘paradosso della street art; hanno subito entrambi una denuncia per imbrattamento con relativo processo, mentre l’opera murale meravigliosa di Banksy, Slave Labour (2012), fu rimossa dalla società proprietaria del muro di un Poundland a Londra e trasportata a Miami per essere venduta all’asta, e dopo vari reclami del quartiere londinese dove era stata rimossa l’opera, questa tornò a Londra per essere venduta all’asta per 75000£.

Che si utilizzino bombolette spray, stencil, immagini fotografate o poesie, è evidente che la Street art contiene in se quindi  una contraddizione  tra alcuni diritti fondamentali, che possono far sorgere la domanda se sia o meno più un atto di espressione artistica o un atto vandalico soggetto a sanzione.

Va tutelato o penalizzato? I diritti in contrasto sono quelli di espressione e di autore  di turno e il diritto di proprietà del titolare del supporto che spesso non ha affatto autorizzato quel murales.

In Italia sia in caso di autorizzazione che di non autorizzazione, il proprietario del supporto lo diviene anche dell’opera salvo diverso accordo e salvo il trasferimento dei diritti d’autore che restano in capo all’autore (per cui l’utilizzo dell’opera da parte di chiunque deve essere autorizzato dall’artista).

Nell’ipotesi di street art illegale, non autorizzata, però nel conflitto tra i due diritti, tra quello d’autore e quello di proprietà, si ritiene (ingiustamente?) prevalente quello di proprietà con la conseguenza che i diritti dell’autore di sfruttamento economico dell’opera e di integrità della stessa non vengono pienamente tutelati e il proprietario del supporto potrà rimuoverla o ricoprirla. Inoltre in capo all’artista potranno pesare delle responsabilità penali derivanti dai reati di danneggiamento e depauperamento di cose altrui.

In sostanza la giurisprudenza in Italia tende a considerare la Street art più un atto vandalico che una forma di arte  cui dare una tutela più adeguata ;  e come spesso è già accaduto, la storia si ripete ,e  la legge  si mostra troppo lenta  per comprende  lo scorrere e il fluire impetuoso arte.

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