Ponti tra le culture e nessun muro con il Festival Oriente Occidente
Oriente Occidente annulla le distanze geografiche e mette in scena il dialogo tra culture differenti. Sul palco i corpi liberi e ribelli di Abou Lagraa (Wonderful one, Compagnie La Baraka, prima mondiale), il confronto tra passione e regole di Sang Jijia (Pa|Ethos, Spellbound Contemporary Ballet), l’intreccio tra arti marziali, filosofie e teatro totale a cura di Ruo-Yu Liu e Chih-Chun Huang (Beyond Time, U-Theatre), l’ispirazione orientale e fiabesca messa in scena da Angelin Preljocaj (La Fresque, Ballet Preljocaj)
Da 37 anni Oriente Occidente promuove un approccio interculturale alla danza e al teatro. L’edizione 2017 spicca per alcuni appuntamenti che si sviluppano attraverso la collaborazione tra coreografi e artisti di Paesi e culture differenti, e interpretano temi che intersecano l’attualità e il tema dell’interculturalità: dal corpo, s-coperto e svelato nella sua essenza, alla libertà di movimento e di espressione, dentro e fuori i confini del proprio Paese, al confronto tra modernità e tradizione
In particolare il tema del corpo, nella cultura musulmana e in quella laica, la sua percezione come oggetto del desiderio, ora sacralizzato, ora rifiutato, è al centro di Wonderful one, l’opera del coreografo francese e dalle origini algerine Abou Lagraa, una prima mondiale che aprirà il Festival il 30 agosto. Un esempio di come l’arte sia un linguaggio, un “passepartout” che supera senza negarle, le distanze geografiche e soprattutto culturali: non più muri e barriere, ma ponti da attraversare a passo di danza.
Venerdì 1 settembre il coreografo di fama internazionale di origine tibetana, Sang Jijia, attivo in Cina, e lo Spellbound Contemporary Ballet, , portano in scena Pa|Ethos, fusione degli aristotelici concetti di Pathos ed Ethos. Un’opera in due parti. La prima indaga le regole (Ethos) della vita sociale, la precisione coreografica delle relazioni interpersonali, la seconda (Pathos) esplora le emozioni attraverso una fisicità che, spingendo all’estremo l’azione scenica, rivela in trasparenza l’anima dietro la “maschera” del corpo.
Domenica 10 settembre si incontreranno pratiche orientali – dalle arti marziali al Tai-Chi Chuan, dalla meditazione alla danza dei dervisci – e teatro totale occidentale. Tamburi, cimbali, gong, luci e coreografie raccontano il rapporto tra uomo e universo, creando una connessione profonda con il pubblico.
Infine, venerdì 8 settembre Angelin Preljocaj e il Ballet Preljocaj a cui dà il nome, propongono La Fresque, un’antica storia cinese che narra di un uomo innamorato del ritratto di una donna, che decide di raggiungerla varcando il confine tra realtà e rappresentazione. Una danza di raffinata gestualità
Tra gli altri appuntamenti da segnalare: la danzatrice contemporanea e coreografa francese Catherine Berbessou, con la sua ultima creazione “Tu, el cielo y tu”, dal titolo di un magnifico tango di Carlos Di Sarli; Deborah Colker, coreografa di punta della scena brasiliana, e appassionata miscelatrice di forme d’arte, che porta in scenza “VeRo”, un inno alla prestanza fisica, allo sport e alla libertà di movimento; e Il ballerino e professore di danza di livello mondiale Lutz Förster con “Dance Stories by and with Lutz Förster”, un viaggio recitato e danzato di 60 minuti che racconta la sua carrier lunga una vita.