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REGINE SCHUMANN. COLORMIRROR. I COLORI NASCONO DALL’INCONTRO DI LUCE E OSCURITA’

Con “Colormirror”, la prima personale italiana di Regine Schumann, la galleria Dep Art di Milano prosegue il suo programma di ricerca e promozione di artisti mid-career che vantano importanti curricula internazionali.
la mostra presenta dal 30 ottobre al 22 dicembre i lavori più recenti di un’artista che è considerata, in virtù delle sue sperimentazioni con i materiali acrilici, tra i più importanti innovatori nell’ambito delle ricerche cromatiche e cinevisuali.
L’opera di Regine Schumann esplora le relazioni tra colore, luce e architettura attraverso dei pannelli luminosi – una sorta di monoliti dai colori pulsanti – che offrono ai visitatori una suggestiva esperienza sensoriale.

Le sculture di Schumann sono create per interagire con la luce: i colori fluorescenti delle opere cambiano infatti con il mutare della luce naturale e a seconda del punto di osservazione. L’artista descrive così il suo lavoro: “Il vetro acrilico colorato e fluorescente gioca nelle mie opere un ruolo importante. Il materiale che utilizzo si illumina non appena riceve energia luminosa, sia essa naturale o artificiale. A seconda della posizione, i diversi pannelli producono differenti stratificazioni, miscelazioni e selezioni di luce e colori”.
Le sue composizioni cromatiche si ispirano alla teoria dei colori di Goethe, in base alla quale i colori prendono vita dall’interazione tra luce e oscurità; consapevole di questa relazione, in alcuni casi l’artista utilizza la luce di wood per conferire vigore ed energia ai colori che, inaspettatamente, diventano cangianti e vibranti. L’architettura è il terzo elemento fondamentale che completa il lavoro dell’artista. Le sue installazioni site-specific modificano infatti lo spazio esistente conferendogli una dimensione di vibrazione e – come lei stessa la definisce – una “temperatura” ambientale. A tale proposito, Alberto Zanchetta, curatore della mostra, scrive: “Le opere di Regine Schumann delimitano uno spazio fisico che altera e ridefinisce l’ambiente in cui sono contenute. Le superfici in plexiglass ricorrono a colori che si compenetrano, si specchiano e riverberano, rendendo l’opera immateriale, come fosse un’emanazione di luce pura. Coinvolto in una duplice esperienza visiva (diurna/naturale e notturna/artificiale), lo spettatore è invitato a interrogarsi sulle ampie possibilità dello spettro cromatico rispetto ai limiti fisiologici imposti dall’occhio umano. L’effetto straniante di tali fluorescenze è ottenuto dalla sintesi delle superfici frontali, retrostanti e perimetrali che assorbono o irradiano la luce, sottoponendo la visione a cambiamenti impercettibili, a volte graduali, altre volte repentini. Ma in ogni caso sorprendenti”.

Milano, galleria Dep Art
31 ottobre – 22 dicembre 2018

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