GLI AMBIENTI SPAZIALI DI LUCIO FONTANA Al PIRELLI HANGAR BICOCCA DI MILANO
Immersi nel buio ogni minima sensazione è amplificata e lo spettatore si ritrova così a vivere una “performance” disorientante. Ogni senso è in allerta, quello che conta è superare la bidimensionalità artistica e catapultarsi in un mondo dove sembrano non esserci confini tra spazio e tempo. Siamo stati al Pirelli Hangar Bicocca di Milano che fino al 25 febbraio 2018 ospita “Ambienti/Environments”. La ricostruzione degli ambienti spaziali di Lucio Fontana e le sue rivoluzionarie teorie del “Manifesto dello Spazialismo”.
Un’istallazione sensazionale a tutti gli effetti. Un’incursione in un mondo oscuro interrotto solo dai giochi luminosi dei neon sospesi negli undici ambienti ricostruiti da Vicente Todolí, Marina Pugliese e Barbara Ferriani dove, ripercorrendo le navate, il copro si trova immerso in una rappresentazione legata alle dimensioni spazio temporali. Quando li si percorre, la canonica tela dell’artista viene abbattuta, superata, scagliata via, per prestarsi in ogni modo, alla concezione di vivere il momento. Il percorso è totalmente al buio, bisogna focalizzare l’attenzione su ogni oggetto presente, mettendo in allerta tutti i sensi in particolar modo quelli dell’udito, della vista e dell’olfatto. Ogni minima sensazione è viva, il tonfo della scarpa sul pavimento imbottito, l’odore della vernice fresca, l’adattamento dell’occhio al repentino cambiamento della luce, mono e multi colore.
Le opere creano una connessione con l’uomo. Oltre ad essere una rassegna delle creazioni più importanti di Lucio Fontana, testimoniano e manifestano la volontà di oltrepassare i limiti, una su tutte il grande squarcio sulla parete di un labirinto bianco, che racconta del passaggio dell’artista attraverso di esso. Lo oltrepassa per un mondo ignoto, indefinito e pure reale al tempo stesso. È lì che Fontana lascia il suo segno. Questo in particolare, insieme ai buchi, è il simbolo protagonista dell’arte di Lucio Fontana, opere che lo hanno reso uno tra i personaggi più influenti dell’arte del Novecento, che richiamano interi sistemi in grado di coinvolgere chi guarda a confrontarsi con la percezione di annullamento, non solo della tela e dell’opera pittorica in se, ma un invito a percorrere nuovi sentieri percettivi.