Sethu: Oltre il Buio, Verso la Luce
Sethu, nome d’arte di Marco, è un artista che ha saputo conquistare il cuore del pubblico italiano con la sua musica sincera e profonda. Il suo debutto al Festival di Sanremo ha rappresentato un punto di svolta nella sua carriera, ma il suo percorso non è stato privo di sfide: dietro il palcoscenico scintillante si nascondono storie di ansia e introspezione che hanno plasmato il suo lavoro. Con il suo ultimo album, “Tutti i colori del buio”, Sethu si immerge nelle proprie esperienze, esplorando le complessità dell’animo umano e le sfide della vita moderna. Attraverso le sue canzoni, racconta un viaggio personale di rinascita e scoperta, invitando i suoi ascoltatori a confrontarsi con le proprie emozioni e a trovare la luce anche nei momenti più bui. In uscita il vinile zootropico che include il singolo “croci” con Sally Cruz, la nuova collaborazione con i bnkr44 “sottosopra” e l’inedito esclusivo “orochimaru”. A partire da novembre, Sethu sarà in tour con nuove date live, che includono tappe a Prato, Genova, Roma, Piacenza e Milano.
Come hai vissuto gli ultimi anni della tua vita per poi arrivare a raccontarli in questo album, “Tutti i Colori del Buio”?
Per me, l’ultimo anno e mezzo, con Sanremo, è stato molto intenso. Ho vissuto l’anno più bello della mia vita, il momento di massima luce. Prima di Sanremo, facevo dei lavori che non mi piacevano. Sanremo mi ha dato l’opportunità di dedicarmi solo alla musica. Tuttavia, una volta spente le luci, ho dovuto affrontare di nuovo un periodo molto difficile della mia vita, fatto di ansia e depressione, che in qualche modo mi accompagnano da sempre. A volte pensi che le botte della vita possano risolvere ogni tuo male, ma non è così. Ho dovuto prendermi cura di me stesso, ed è così che è iniziato il mio album. Ho scritto i pezzi recentemente.
Qual è il pezzo più attuale e meno attuale che senti di aver scritto?
Quello più attuale è Davvero tutto, perché l’ho scritto negli ultimi 5-6 mesi. Il pezzo di due anni e mezzo fa, per me, è attualissimo. L’ho scritto in un momento in cui lavoravo, facevo musica ed ero in difficoltà. È un brano che, se non fosse stato per “Cause perse”, avrei portato a Sanremo. Inizialmente volevo chiamare l’album “troppo stanchi” e non “tutti i colori del buio”. Sono molto affezionato a quel pezzo. “Siamo troppo stanchi per la nostra età” rappresenta proprio una fase che mi ha caratterizzato per tanto tempo.
Perché hai scelto come titolo “tutti i colori del buio”?
È il titolo di un film del 1972, ma l’ho interpretato in questo modo: quando osserviamo da fuori malattie come la depressione o periodi bui, vediamo solo la punta dell’iceberg. Ci sono apparenze tristi o felici, ma non sappiamo mai cosa c’è sotto. Nell’album, io faccio il contrario: mostro ogni sfumatura di cosa c’è sopra e sotto questo iceberg. Ci sono rabbia, rassegnazione, speranza… Tanti elementi con cui ho imparato a vivere per trovare il mio benessere.
Tu riesci a scrivere quando sei felice?
La felicità è un po’ complessa per me. Quando sono sereno, cerco sempre di sovranalizzarmi e trovare un modo per non esserlo. Di solito non scrivo mai pezzi felici, però chissà, un giorno lo farò. Anche se sono sereno, magari non vuol dire che scriverò un pezzo felice.
Hai un po’ abbandonato il mood da session in studio e sei tornato a scrivere in cameretta. Come hai deciso di affrontare la scrittura di questo album?
È facile che tutto diventi solo una performance. Io mi guardo tanto dentro e non mi sento mai abbastanza. Se entri in questo gioco malato in cui non ti senti mai veloce e forte a sufficienza, non funziona. Avevo bisogno di tornare alle origini che mi hanno permesso di scrivere cose che parlano di me in maniera più intensa e reale. Ho fatto la musica che volevo fare.
Come è il tuo rapporto con tuo fratello? Come si sviluppa la sinergia quando lavorate insieme?
È molto caotico, perché siamo due persone molto simili e non abbiamo il distacco. Io sono me stesso e basta con lui, con i nostri pregi e difetti. Non andiamo in conflitto e abbiamo gusti molto simili. Posso fare tutto con lui senza vergogna. Il processo creativo è sempre diverso, perché siamo molto caotici, ma la formula perfetta non esiste; sperimentiamo molto insieme.
Come vivi la dimensione live?
In realtà, la vivo in maniera molto ansiosa. Sto iniziando ora a incastrare i pezzi. Sono appassionato a migliorarmi, studiare, ecc. perché voglio essere davvero bravo. Ho un rapporto difficile con la mia voce e sono molto insicuro prima dei live. Poi, sul palco, divento sereno: non me ne frega più nulla e mi lancio con un’attitudine molto più punk.
Abbiamo parlato di temi come ansia, depressione e ipocondria. La terapia ha avuto un ruolo importante nel tuo percorso?
Sì, sto continuando a seguire la terapia. Ho affrontato problemi di ansia e ipocondria fin da giovane. Ultimamente, però, ho notato anche derive depressive, quindi ho deciso di affrontare anche quel lato. La terapia mi ha aiutato a prendere coscienza della mia situazione. Spesso, quando stai male, non riesci a vedere la situazione da fuori e non capisci di avere bisogno di aiuto. Non voglio arrivare al punto di dover mollare tutto, quindi ho deciso di affrontare tutto ora.
E che ruolo ha avuto la scrittura dell’album in questo processo?
La scrittura dell’album ha coinciso con il mio percorso terapeutico. Ho capito che i successi nella carriera non curano i miei problemi interiori. Nessun numero, nessuna soddisfazione mi avrebbe risolto i miei problemi. La terapia, quando la scegli tu, è un passo verso il miglioramento. È importante affrontare queste cose, anche se non è semplice.
Hai sperimentato la vita notturna milanese. Cosa ne pensi?
Ho provato vari locali nei primi anni, ma adesso ho capito che non è fondamentale per me. All’inizio avevo paura di perdermi qualcosa, ma ora faccio ciò che voglio. Non ho mai fatto una serata in cui ho conosciuto qualcuno che mi ha cambiato la vita. Spesso, la gente è più interessata a tornare a casa che a socializzare.
A parte la musica, quali sono i tuoi luoghi del cuore dove ti senti in pace?
Ho qualche difficoltà ad apprezzare appieno i posti a causa della mia ansia sociale. Tuttavia, il mio angolo ideale sarebbe a casa, con degli anime da guardare. Inoltre, mi piace passare
del tempo con i miei amici, magari chiacchierando e scherzando in modo informale. Per me, quella è la serata ideale.
Interview by Giorgia Groccia