Quanto è difficile avere vent’anni oggi? Come facciamo a mostrarci per quello che siamo nell’era digitale? Come si parla di amore e di verità?
Giuse the Lizia, 22 anni, ci riesce con il suo nuovo album “Internet” ispirato dai suoi giorni da fuorisede a Bologna e dalle relazioni che lo hanno plasmato. Tra la nostalgia delle sue radici siciliane e la voglia di abbracciare il cambiamento, Giuse naviga tra desideri di stabilità e la tensione per l’ignoto. Con richiami musicali che spaziano dagli anni ’90 a collaborazioni moderne, Giuse regala una finestra aperta su sogni, paure e la ricerca costante di sé.
Nel tuo nuovo album, “Internet”, parli della bellezza e della fatica di avere vent’anni. Quali esperienze personali ti hanno ispirato maggiormente nella creazione di questo lavoro?
Sicuramente vivere da fuorisede a Bologna è stato fondamentale. Ho iniziato a scrivere qui, dopo aver fatto il passaggio dalla provincia alla città. A Bologna ho incontrato tante persone con le loro storie, modi di vedere il mondo diversi dai miei, e tutto questo mi ha cambiato. Credo che queste esperienze abbiano arricchito quello che avevo da dire. Poi, l’altra componente fondamentale sono i rapporti umani più intimi e sentimentali. Le storie che ho vissuto mi hanno ispirato tanto, facendomi sentire l’esigenza di scrivere per capirle e razionalizzare. Rispetto al mio precedente lavoro, “Crush”, credo di aver avuto un approccio più sicuro, perché mi trovo in una fase emotivamente più stabile e consapevole, e penso che questo si senta nell’album.
Nei brani parli spesso di “casa” e la tua speranza di vederla un giorno cambiare, dove si trova casa?
Per me, casa è ancora Bagheria, in provincia di Palermo. È lì che ho le mie radici emotive. Anche Bologna è casa, ma in modo diverso, è una casa adottiva dove mi sento a mio agio, ma non mi dà lo stesso ritorno emotivo di Bagheria. L’immobilismo di certi aspetti della mia città natale, come gli amici che sono rimasti lì, mi fa riflettere. Da una parte è rassicurante, dall’altra ti spinge a capire perché, a un certo punto, ho deciso di andarmene.
Giuse sei un bellissimo ossimoro! Tra un’anima tradizionalista e un forte desiderio di cambiamento…
Esatto, mi sento proprio in bilico tra questi due poli opposti. Ho un forte desiderio di scoprire nuove cose, ma allo stesso tempo vengo dalla provincia e ho degli slanci tradizionalisti. La stabilità, per esempio, non mi spaventa, anzi, la auspico. Però la musica non ti dà stabilità. È una tensione continua: da un lato voglio nuove sfide, dall’altro sogno una vita tranquilla, un futuro con magari una casa a Bagheria e un lavoro più stabile. Non lo so…
La tua musica ha richiami agli anni ’90, specialmente in brani come “Flash”. Quali sono state le tue fonti di ispirazione per questo album?
Beh, parlando di “Flash”, devo ammettere che Jovanotti è stato un’ispirazione importante. Mi sono ritrovato ad ascoltarlo tanto nell’ultimo anno, soprattutto i suoi primi lavori. Poi, c’è sempre la componente indie rock, garage rock, tipica dei primi anni 2000, che ritorna in molte delle canzoni più spinte dell’album.
Le collaborazioni con Centomilacarie e Mecna hanno contribuito alla tua meravigliosa scrittura. Qual è il tuo sogno di collaborazione futuro?
Mi piacerebbe tantissimo fare un feat con Niccolò Contessa. Sono un suo grande fan e la mia scrittura si ispira molto alla sua. Il primo album dei Cani, per me, è un manifesto della sua generazione e vorrei fare qualcosa di simile con la mia musica.
Nel tuo nuovo album parli spesso d’amore, ma allo stesso tempo sembri descriverlo come un argomento difficile da gestire. Cosa significa per te l’amore?
Per me, l’amore è stare bene con una persona, e non è scontato. Non parlo solo dell’infatuazione iniziale, ma del sentirsi bene in ogni aspetto della vita con quella persona. Ho commesso tanti errori, ma ora sto imparando a vivere le relazioni in modo più consapevole e maturo. Più cresco, più riesco a gestire bene questo sentimento così complesso.
Parliamo dei live, amatissimi dal tuo pubblico! Cosa possiamo aspettarci dal tuo prossimo concerto all’Alcatraz?
Ci saranno sicuramente tanti ospiti e sarà una grande festa. I live sono il momento in cui mi diverto di più, e penso che il pubblico lo percepisca. Ci sarà tanto divertimento e molto sudore, come sempre!
Giuse, dimmi un ultimo segreto; cosa ti fa paura e cosa non te ne farà mai?
La mia più grande paura è non riuscire a fermarmi, di non sentirmi mai soddisfatto. Ho sempre l’ansia di dover fare di più, di dover superare me stesso. Dall’altra parte, non ho mai avuto paura di mettermi in gioco, di provare cose nuove. Queste due cose, in un certo senso, si alimentano a vicenda. Sono tante cose diverse allo stesso tempo, e un giorno forse mi capirò anche io.
Interview by Sofia Sole