Gertud Goldschmidt, attiva in Venezuela e pioniera dell’astrattismo geometrico, è ora in mostra nell’istituzione basca. Un punto di partenza per dare spazio ad artiste non occidentali ignorate dalla storia.
Nell’arte contemporanea, sino ad oggi sono state decisamente più rilevanti le carriere di artisti provenienti dai due maggiori poli culturali occidentali: l’Europa e gli Stati Uniti. Sono pochissimi gli artisti di provenienza non occidentale ad essere giunti alla nostra conoscenza, ancor meno le artiste donne che sono riuscite a vedere il loro lavoro riconosciuto e valorizzato in spazi istituzionali. Eppure spesso sono state proprio le artiste a portare avanti sperimentazioni formali e concettuali che hanno posto le basi per movimenti e gruppi d’avanguardia diventati
di fama internazionale, rimanendo sempre nell’ombra. È sicuramente il caso di Gego, all’anagrafe Gertud Goldschmidt, pioniera dell’astrattismo geometrico e dell’arte cinetica, il cui lavoro è ora raccolto in Measuring Infinity, l’importante retrospettiva al Museo Guggenheim di Bilbao a cura di Geaninne Gutiérrez-Guimarães, arrivata nella città basca dopo la prima tappa all’omonima istituzione newyorkese e aperta al pubblico fino al 2 aprile 2024. Attiva dagli anni Cinquanta alla sua morte, nel 1994, la storia e la pratica di Gego iniziano in Germania, suo paese d’origine, dove studia architettura e ingegneria, prima di dover lasciare ventottenne il paese per sfuggire alle persecuzioni naziste nel 1939. Mentre tutta la famiglia Goldschmidt sceglie la Gran Bretagna, Getrtud decide di trasferirsi a Caracas, in Venezuela. Lì, l’artista porterà avanti la sua carriera di architetta e designer per qualche anno, prima di lasciare la professione e la città per spostarsi sulla costa caraibica e dedicarsi al disegno.