Robert Polidori nato a Montréal nel 1951 Robert Polidori vive e lavora in California. Ha iniziato la sua carriera a New York nel cinema d’avanguardia, assistendo Jonas Mekas negli Anthology Film Archives, un’esperienza che ha segnato il suo approccio alla fotografia. Mentre viveva a Parigi nei primi anni Ottanta ha iniziato a documentare il restauro di Versailles e ha continuato per oltre 30 anni a fotografare le trasformazioni del sito. Ha realizzato progetti fotografici a L’Avana, a Chernobyl e ha documentato le conseguenze dell’allagamento dopo l‘uragano Katrina a New Orleans esponendo queste fotografie al Metropolitan Museum di New York. Ha esposto in spazi pubblici e privati in tutto il mondo, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed è nelle collezioni dei più prestigiosi musei internazionali come il MoMA e il Metropolitan Museum di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Musée d’art contemporain di Montréal, il Walker Art Center di Minneapolis e il Paul Getty Museum di Los Angeles. Nei suoi ultimi progetti Polidori si è focalizzato sulla crescita urbana fotografando aggregati urbani con strutture molto complesse e in continua espansione architettonica e demografica, tra cui Mumbai, Rio de Janeiro e Amman. Nel 1997 ha vinto il World Press Photo.
La mostra fotografica di Robert Polidori Devotion Abandoned, frutto di un progetto che ha portato Polidori a soggiornare per lunghi periodi a Napoli negli ultimi due anni.Polidori ha fotografato i luoghi sacri della città abbandonati da tempo, per indagare il lento declino del fervore religioso, che è un carattere ricorrente della modernità in tutto il mondo occidentale, un’evoluzione storica che porta con sé molti effetti psicologici
Nelle venti fotografie presenti in mostra l’artista esplora le chiese di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, Santa Maria del Popolo agli Incurabili, Santa Luciella ai Librai, Sant’Agostino alla Zecca, Gesù e Maria, il sacro tempio della Scorziata, Santa Maria Vertecoeli, San Potito, l’Augustissima Compagnia della Santa Croce, e cerca di ricostruire la trama di una storia d’amore e devozione, ma anche le rovine dei Campi Flegrei, di Oplontis e Pompei perché, come le chiese abbandonate, anche questi luoghi carichi di storia diventano, attraverso il suo sguardo, metafore e catalizzatori di uno stato dell’essere.
La cifra stilistica che ricorre in tutte le sue immagini di grandi dimensioni è una fotografia “pittorica” dai colori saturi che accoglie lo spettatore in una dimensione di sospensione in cui il tempo sembra essersi fermato. Ciò che lo interessa è trasferire nei suoi scatti gli aspetti psico-emozionali dei luoghi indagati.
La mostra si potrà visitare fino al 30 gennaio 2019
Studio trisorio
Riviera di Chiaia 215 Napoli