E’ stato presentato nell’ambito della Fiera di Roma ‘Novembre in arte e il focus del libro è nell’identikit dell’artista emergente italiano
Sono talenti giovani, soprattutto under 35 , molti già segnalati nel mondo dell’arte, altri no, alcuni con una storia alle spalle oppure ancora freschi delle lezioni all’accademia di belle arti. Ci sono, poi, coloro che hanno già fatto esposizioni importanti. Biennali comprese. Chi, invece, è ancora al debutto con la prima personale. O poco su di lì. Ed è ancora sconosciuto ai più. Sono tutti, però, meritevoli di investimento. Seppure con diverse valutazioni. Ma attenzione: non c’è alcuna pretesa di dare dei consigli sugli acquisti da fare.
Qui gli artisti emergenti e i loro lavori non sono da intendersi come un surrogato di azioni, Btp, Bot, titoli di Stato esteri, corporate bond, fondi. Ci sono solo alcune indicazioni sulla base delle quali ogni lettore potrà farsi le sue personali convinzioni. Anche d’acquisto. Per un investimento da considerarsi prima di tutto di natura “culturale”. Per un appagamento estetico, intellettuale. Per una forma di mecenatismo. Senza escludere, tuttavia, necessariamente un adeguato ritorno economico nel medio-lungo termine.
A ogni emergente selezionato è stata dedicata una pagina, comprensiva di riproduzione fotografica di una o due opere, dati anagrafici, un proprio “statement”, ovvero un testo – nel nostro caso bilingue, in italiano e inglese – che ne presenta, in poche righe, i temi della ricerca artistica. Concludono la scheda il sito web personale dell’artista, le sue pagine Instagram e/o Facebook, il sito web della o delle sue gallerie di riferimento (ove presenti) e, infine, il range delle quotazioni delle opere. Ogni scheda, pertanto, contiene le informazioni base per poterne poi approfondire il lavoro consultando altre fonti, come quelle presenti sulla rete
Visionando portfoli, gallerie fotografiche e, infine, accedendone ai contatti. Nella convinzione che, in un’epoca come l’attuale, messa a dura prova dalla crisi economica, occorra fondare nuove piattaforme di incontro – e questa pubblicazione si candida a dare un suo contributo al riguardo – tra domanda e offerta. Per uno scambio che non deve ridursi alla compravendita. Ma anche alla circolazione di idee, progetti, forme di sostegno, di valorizzazione e di partnerariato tra i diversi professional del sistema culturale. Mettendo insieme competenze e ruoli diversi, salvaguardandone le specificità. Un progetto editoriale utile non solo a collezionisti navigati e in erba, ad appassionati al loro primo o secondo acquisto d’arte contemporanea. Ma anche a galleristi, critici, curatori, per implementare, ad esempio, prossime esposizioni, personali e collettive. Oppure premi, concorsi o residenze d’artista.
Il ruolo femminile è sempre più preminente anche nel settore della ricerca artistica. Così come tra le pagine del libro, registrando una presenza che supera di oltre 1/3 il campione individuato. E la tendenza è in ulteriore crescita. Se questo dato enucleato è indubbiamente positivo, altrettanto non può dirsi della situazione riscontrata ribattezzata dei “pennelli in fuga”. Si parla, infatti, spesso della fuga dal Paese dei ricercatori. Ma molto poco di quella degli artisti emergenti. Il perché, anche per loro, è presto detto. All’estero le condizioni di lavoro sono più favorevoli da tutti i punti di vista. Opportunità di guadagno e sostegno da parte dello Stato ospitante, attraverso borse di studio, premi acquisto, commissioni pubbliche, affitti agevolati. Sgravi fiscali. Talvolta il rimborso delle spese di viaggio per motivi di studio. E, su tutto, una considerazione sociale equiparata alle altre professioni, come quella dell’avvocato, del medico o del notaio. Nei mesi dedicati al presente lavoro il curatore della pubblicazione ha trascorso, infatti, molto tempo ad ascoltare i loro racconti su Skype, dagli Stati Uniti al Belgio, dal Regno Unito alla Germania, dall’Olanda all’Australia. Per tutti l’espatrio non è stata una scelta di arricchimento culturale, ma una necessità di sopravvivenza per continuare il proprio lavoro con dignità. Colpisce molto, infine, il digital divide o, meglio, una certa repulsione o quantomeno uno smaccato disinteresse alla presenza sulla rete di moltissimi artisti emergenti nostrani. Quasi tutti, peraltro, in età da Millennials. Dall’assenza di un sito web personale (c’è anche chi lo ha ma, per dimenticanza, ha omesso di inserire almeno un contatto di posta elettronica!), a quella di pagine su social network di grande diffusione. Con il risultato che, per rintracciarli e acquisirne i dati e i materiali necessari, si deve spesso compiere una specie di attività investigativa. Alcuni hanno addirittura deciso di colmare tale lacuna solo in vista dell’uscita di questo libro.