Al di là dei grandi gruppi c’è una moda che non si vede ed è la moda di domani, fatta di grande talento e passione. Una strada spesso attraversata da uno spartiacque che impone dei limiti tra creatività e investimenti. Son tanti i talenti emergenti che pian piano escono dalle accademie e dalle più importanti scuole di moda, che tra l’altro fissano una crescita per l’offerta formativa italiana che oggi raggiunge un valore di circa 75 milioni di euro, insieme all’affermazione di una proposta sempre più competitiva, nonché prima scelta prestigiosa dei foreing students. Designer che una volta ottenuto il diploma provano ad affacciarsi al mondo del lavoro, tentando di mettere in piedi marchi e start-up che però per la maggior parte delle volte falliscono ancora prima di veder piazzata la nascente collezione. Accedono ai talent scouting come per esempio Who Is On Next? Dove l’aspirazione di arrivare al pubblico in maniera più diretta e stabilizzare collaborazioni con department store, Camera Moda o la stessa Fashion Week, oppure con buyer e shoowroom internazionali, è sempre scalpitante. Molti ottengo posizioni di consulenza che tal volta nel mondo del design son strapagate ma a fronte comunque di un lavoro estenuante dove ci si prende oneri e onori anche di campagna vendite fallimentari. In ogni caso si tratta spesso di ruoli ricoperti per i marchi di quegli stessi grandi gruppi dai quali magari un giorno, sperano di essere inglobati e trasformati in multinazionali a tutto tondo.

È proprio ai giovani talenti che Kult vuole dedicare uno spazio. Un modo per metterli in connessione con una realtà contemporanea che ha bisogno di vedere, sapere e conoscere quale sarà il futuro di una nuova e affamata generazione fatta di fotografi, stilisti e stylist. Il turbinio di artisti che sarà protagonista del panorama che verrà, con progetti che a volte, e questo ci piace molto, sconfinano ed escono dalle fila del mainstream per proporre una visione del tutto alternativa e autentica di ciò che sarà l’imporsi dell’evoluzione stilistica. Questo spazio non vuole e non deve essere, tanto per intenderci, una rottamazione di poltrone. Siamo grati a tutte quelle personalità che nel grande mondo della moda hanno reso memorabile ogni singolo momento e reso questi ultimi, attimi di immensa rivoluzione.

Per questa nuova rubrica, abbiamo deciso di partire da Act N.1, il brand uscito vincitore proprio dall’edizione 2017 di Who Is On Next?.

Act N.1 si presenta come il rapporto del primo ed istintivo atto dell’uomo di coprirsi prima ancor di vestirsi. Un atto primordiale che nel tempo è diventato costume poi moda. Una visione quella del brand emiliano che guarda all’amore del narrare usando anziché parole, affascinanti tessuti a metraggio. Il risultato è raffinato ed eclettico la collezione Autunno Inverno 2017 di Act N.1 è un mix infinito di tradizione e modernità. Qui le stoffe diventano il veicolo per lasciare interpretare ai tagli, un universo che è un’epica di tradizioni antiche ma affatto antiquate.

Facciamo un salto di qualche mese torniamo a Luglio 2017, esattamente ad Altaroma. Tra le sale del Guido Reni District, Emanuele Farneti fa il nome dei vincitori del talent in co-brand con la testata che lui stesso rappresenta. Loro sono Luca Lin e Galib Gassanoff che all’inizio del 2016 fondano Act N.1 a Reggio Emilia, il primo d’origine cinese, l’altro invece georgiano. Caratteristiche che da subito fondano un DNA profondamente riconoscibile.

Un marchio dalla filosofia che si rispecchia nell’atto primordiale del coprirsi, qualcosa che ha a che fare con le radici ed il recupero di ricordi e tradizioni che costituiscono il reticolo di base delle giovani vite dei designer. I loro abiti devono raccontare una storia che guarda all’esistenza di un background multiculturale. Un habitus il loro, costruito tramite le parabole dell’infanzia che oggi rispolverano dai bauli delle più poetiche soffitte, custodi di immense ricchezze non per forza materiali, ma che invece risiedono nell’arte del saper fare proprio come quella cinese degli acquerelli o delle iconiche stampe di Gru, oppure come l’artigianato azerbaigiano con le lavorazioni dei suoi tipici tappeti.

Tutti elementi che guardando la collezione invernale di Act N.1 vengono elaborati con l’uso di sete broccate, rasi, lane e velluti accostate agli inserti in denim che il duo mette insieme dando libero sfogo a tagli oversize dalle dimensioni (strato)sferiche. Giocano con le sovrapposizioni e donano un appeal che sa di street style. Impostano strutture barcollanti che nella loro scompostezza trovano un certo equilibrio, dissimulando sapientemente quello che per rigore sarebbe un normale complemento dell’abito, trasformandolo in accessorio complementare. Rileggono la rigidità militare in cappotti bonariamente ingannevoli che una perfetta sciuragram amerebbe ancor più di un primogenito, imbastendo un particolare trasformismo che li porta a mutare in delicati vestiti.